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Sala 2 Tipi navali

Sala 2 Tipi navali

Fra basso medioevo e Cinquecento. Dalla normativa statutaria e dalla documentazione archivistica si ricavano informazioni sui tipi navali che frequentavano il porto di Pesaro nel Quattro-Cinquecento. Lo scalo di Pesaro, trattandosi di un porto canale, era spesso reso inagibile dai depositi alluvionali del fiume e dai banchi di sabbia che andavano ad ostruirne l’imboccatura, per cui risultava obbligatorio, per i navigli di stazzatura rilevante, l’ancoraggio nei cosiddetti “sorgitori”, cioè fosse con sufficiente profondità d’acque posizionate a poca distanza dalla costa.

I tipi navali che ormeggiavano nel porto canale nel Quattro-Cinquecento si desumono dalle disposizioni governative sui diritti di ancoraggio: nave, navetta, naviglio, caracchia, marziliana, barcoso, barca da rivera, barche pescherecce. Si documentano però anche altri legni mercantili: caravella, grippo, marciliana.

Tipi navali del Sei-Settecento. Nei secoli centrali dell’età moderna si accerta la diffusione di legni di medio tonnellaggio utilizzati sia per il traffico che per la pesca. Negli squeri locali si sviluppa una cantieristica impegnata nell’allestimento di legni monoalbero, ma a volte anche a due alberi, armati con vela latina che si affermerà soprattutto nella seconda metà del Seicento con la produzione di un tipo navale che andrà a tipicizzare l’arte navale dei maestri d’ascia di Pesaro: il tartanone. Nel corso del Settecento si diffonde l’uso dell’attrezzatura velica “a trabaccolo”, in sostituzione all’attrezzatura velica “a latina”. Nel corso del Settecento si documenta una crescente promiscuità di soluzioni tecniche nell’armamento dei navigli. I documenti settecenteschi evidenziano una differenza tra il “sesto” del tartanone e quello del trabaccolo. Il trabaccolo della marineria tradizionale pesarese era un’imbarcazione rotonda, dal fondo piatto di poco pescaggio, con prua piena e armato con due vele e un lungo bompresso.

Fra Sei e Settecento si consolida una società marinara pesarese, frutto del radicamento nel territorio di intere famiglie di marinai, pescatori, carpentieri navali di provenienza soprattutto lagunare che,  con una graduale immigrazione a Pesaro, trasferiscono nella città d’adozione nuove capacità professionali e le proprie tradizioni, dando incremento alle attività marittime. Paròni, capitani marittimi, maestri d’ascia originari di Chioggia, Burano, Caorle, Pellestrina, Rovigno, Adria, diventano così i progenitori di dinastie di mestiere plurisecolari che a Pesaro si sono mantenute attive nelle arti del mare fino ai nostri giorni. I Nascimbeni, gli Ortolani, i Capanna, gli Sponza, gli Ercolessi, i Mengaroni, i Mazzuccato, i Cavalieri, sono documentati già nel Seicento e agli inizi del Settecento e a questi si aggiungono i Benucci, i Sinibaldi, i Rossetti, i Burtolo, i Magnanimi, i Niccoli, i Venanzi, i Basilari, i Badioli, i Gennari e altri, famiglie marinare la cui attività di naviganti e di pescatori è ampiamente documentata anche nel XIX e XX secolo.